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Bonds in the Spotlight
3 Minuti

Trump e i Treasury

- Julian Marx

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato uno dei provvedimenti legislativi più importanti di Donald Trump. E i mercati hanno reagito immediatamente. Un’analisi. 

La legge dal nome altisonante "One Big Beautiful Bill Act" è attualmente uno degli argomenti più discussi nei mercati finanziari. Una maggioranza risicata nella Camera dei Rappresentanti, dominata dai Repubblicani, ha approvato il testo legislativo riguardante la politica fiscale degli Stati Uniti dopo alcune modifiche. Tuttavia, l’iter non è ancora concluso: è probabile che anche il Senato apporti ulteriori modifiche al testo. Ciò non cambia, però, la prospettiva che questo disegno di legge comporti ingenti costi aggiuntivi, finanziati attraverso nuovo debito pubblico. 

Si parla di cifre gigantesche. Si stima che il provvedimento costerà circa 4.000 miliardi di dollari entro il 2034. Il tutto in un momento in cui il debito pubblico statunitense ha raggiunto i 36.000 miliardi di dollari – pari a circa il 120% del prodotto interno lordo – toccando così livelli storici. 

Si sono già fatti sentire, seppur debolmente, i campanelli d’allarme sul mercato obbligazionario: i rendimenti dei titoli di Stato USA a 30 anni sono saliti oltre il 5%. Questo comporta un aumento dei costi del servizio del debito. Ma siamo già alle soglie di una crisi del debito? 

Una situazione fiscale tesa 

La situazione fiscale degli Stati Uniti appare indubbiamente tesa, se si guarda ai deficit passati del governo federale e all’attuale elevato livello di indebitamento. Tuttavia, questa non è una novità. 

La domanda cruciale è quindi: l’" unica, grande e bellissima legge " avrebbe effetti significativi su questo quadro complessivo? È sicuramente un tema su cui si può discutere, e ci sono argomenti sia a favore che contro. 

In sintesi, riteniamo che le implicazioni di questi quasi 4.000 miliardi di dollari di potenziale nuovo debito siano limitate. In un certo senso, potrebbero persino essere interpretate come un segnale di "continuità", poiché rispetto alla legislazione vigente, il disegno di legge esercita meno pressione sul fabbisogno di deficit aggiuntivo di quanto non suggerisca la cifra complessiva. 

Una questione di fiducia 

Si tratta in definitiva di una “prosecuzione” della legislazione fiscale del 2017 – e se questa fosse stata semplicemente prorogata, il fabbisogno di nuovo indebitamento sarebbe stato comunque di 3.300 miliardi di dollari, contro i 3.800 miliardi previsti dall’attuale proposta. Di conseguenza, la situazione rispetto agli anni passati cambia poco, almeno inizialmente. 

Rimane però l’annosa questione della fiducia: quando e quanto questa fiducia nella solidità delle finanze statali americane inizierà a vacillare seriamente? Tale fiducia si basa però su molto più di una semplice quota di debito. Le recenti misure politiche, sotto questo profilo, difficilmente avranno avuto un effetto rassicurante. 

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„Uno contro tutti“

Donald Trump e i dazi. Con ogni probabilità, questo sarà ciò per cui verrà ricordato nel suo secondo mandato come presidente degli Stati Uniti. Con grande clamore, Trump ha presentato nel giardino della Casa Bianca il suo piano globale sui dazi doganali, come reazione a quella che – dal suo punto di vista – è una “truffa” perpetrata da decenni ai danni degli americani. Ma poco dopo, quando i mercati obbligazionari e azionari hanno lanciato segnali di allarme evidenti, ha fatto marcia indietro. 

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