13.04.2020 -
La Borsa di New York è uno dei punti focali della crisi del coronavirus. Kurt von Storch racconta come ha vissuto New York nel 1987 nel bel mezzo di un crollo del mercato azionario e come quell’esperienza lo caratterizzi ancor oggi.
In questi giorni Kurt von Storch pensa spesso a New York e alle persone che lì sono particolarmente colpite dalla crisi del coronavirus. Con New York ha avuto un rapporto molto stretto e personale per diversi anni: nel 1985, da studente, ha svolto proprio lì un tirocinio presso una banca svizzera. La vita in città e il lavoro in banca l’hanno talmente entusiasmato che la decisione non è tardata ad arrivare: una volta laureato, sarebbe tornato nella Grande Mela. E il piano ha funzionato. Conclusi gli studi, all’inizio di ottobre del 1987 ha ottenuto proprio a New York il suo primo incarico come junior trader di titoli nella sala delle contrattazioni di una grande banca svizzera. In questo articolo, Kurt von Storch racconta come ha vissuto il 19 ottobre 1987 e spiega perché questo giorno, passato alla storia del mercato azionario come il “Lunedì nero”, lo influenzi ancor oggi.
Ho vissuto il crollo come un novizio assoluto a Wall Street. Avevo appena finito gli studi di economia ed ero in città solo da pochi giorni. Avevo iniziato a lavorare nella sala delle contrattazioni di una banca come junior trader di valori mobiliari. Lì si negoziavano valute, obbligazioni e azioni - era un ambiente molto vivace. E poi è arrivato il 19 ottobre. Era lunedì. Sentivo che qualcosa non andava - dopo tutto, il Dow Jones aveva già perso molto la settimana prima. La giornata di trading è iniziata come di consueto. Ma la normalità è durata ben poco. Più le negoziazioni proseguivano, più le perdite aumentavano e ben presto è scoppiato il panico.
30 minuti prima della fine delle negoziazioni, le perdite avevano già toccato un inimmaginabile 15%, salvo poi scendere di nuovo. L’ultima mezz’ora di contrattazioni è stata surreale: i colleghi hanno cominciato a ridere, eppure allo stesso tempo la situazione si faceva sempre più drammatica. A una velocità inaudita. Era come se un “umore da champagne” si fosse impadronito delle persone, solo al contrario. Davvero assurdo. E poi è suonata la campanella della chiusura. All’improvviso tutta l’euforia è scomparsa. Regnava un silenzio tombale, una calma inquietante. Avevamo finito. Tutti sono sgattaiolati a casa.
Da principiante, ho passato l’intera giornata a pensare: “Spero che nessuno chiami. Cosa faccio se un cliente viene da me ora con degli ordini?” Ero un novellino, ma percepivo che quel giorno il “margine di errore” era particolarmente limitato. Perché si trattava di grandi ordini, ordini davvero enormi.
Devo dire che all’epoca non avevo compreso del tutto la reale portata di ciò che è successo il 19 ottobre 1987. Quel giorno è stato tremendo. Sapevo che non era un brutto sogno, ma la cruda realtà. Nei giorni successivi, ho scoperto che ognuno dei miei colleghi conosceva a sua volta qualcuno che aveva subito gravi perdite durante il crash, anche se è passato del tempo prima che riuscissi a rendermi davvero conto di ciò che era accaduto con quel crollo di borsa: in poche ore, erano andati in fumo patrimoni di miliardi di dollari.
Quel giorno ho imparato il valore dell’umiltà. Oggi considero il ricordo del crash proprio come una lezione di umiltà. E quando mi guardo intorno, penso che sia stato davvero utile. Fino a poco tempo fa, i mercati azionari sono stati caratterizzati da una straordinaria congiuntura. Una certa umiltà è stata d’aiuto: non bisogna essere troppo avidi, ma pensare anche ai rischi noti e meno noti. Dopo tutto, anche il mercato azionario statunitense stava andando molto bene nel 1987 - finché non è crollato. Oggi è altrettanto importante mantenere il “sangue freddo” con una strategia d’investimento coerente, orientata al mercato e soprattutto a lungo termine. Il pilastro portante è il nostro “Flossbach von Storch – Pentagramm”, le cinque linee guida per gli investimenti che hanno dato prova della loro efficacia in molte crisi, riuscendo a preservare e addirittura aumentare i patrimoni che ci erano stati affidati.
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