21.02.2022 - Bert Flossbach

Prezzo dell’oro in frenata


Prezzo dell’oro in frenata

L’inflazione è alle stelle e i tassi d’interesse salgono a malapena: uno scenario ideale per l’oro. Allora perché ultimamente i prezzi sono rimasti pressoché invariati?

In quello che rappresenta idealmente un terreno fertile per l’oro, con l’inflazione in aumento e i tassi reali negativi, la quotazione del metallo prezioso ha evidenziato in realtà un andamento piuttosto deludente. A fine anno il prezzo si attestava a 1.829 dollari, in calo di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. In termini di euro risulta invece un rialzo intorno al 4%, grazie all’apprezzamento del dollaro US. La tendenza non è cambiata nemmeno con l’avvento del nuovo anno.

Dopo il forte rialzo del 25% (in dollari US) messo a segno nel 2020, gli investitori hanno realizzato prese di beneficio, come dimostrano i deflussi dagli ETF auriferi, il cui volume è precipitato nell’ultimo anno di quasi 300 tonnellate a 3.043 tonnellate. A pesare sulla quotazione del metallo prezioso è stato forse anche il timore di un’inversione di tendenza nei tassi d’interesse, che potrebbe far lievitare i costi-opportunità degli investimenti in oro in quanto non fruttiferi di interessi.

Inoltre, ultimamente c’è più concorrenza da parte delle criptovalute e in particolare del bitcoin, che alcuni investitori usano come alternativa digitale per proteggersi dall’inflazione. Forse diversi miliardi di dollari che normalmente sarebbero stati investiti in oro sono invece partiti per lidi digitali. Ad oggi sono stati creati circa 19 milioni di bitcoin, con un prezzo che a fine anno si attestava a 46.334 dollari US e un valore totale che sfiora i 900 miliardi di dollari. La seconda maggiore criptovaluta, Ether – che come il bitcoin ha una produzione ad alta intensità di energia ma illimitata – ha un valore complessivo di circa la metà.

Un tesoro da quasi 12.000 miliardi di dollari

A titolo di confronto, le circa 200.000 tonnellate di oro finora estratte nella storia dell’uomo valgono quasi 12.000 miliardi di dollari US. Le banche centrali ne detengono qualcosa come 35.000 tonnellate, mentre poco più di 3.000 sono nelle casse degli ETF auriferi. Si stima che le famiglie tedesche possiedano 9.100 tonnellate di oro da investimento (monete e lingotti), quasi il triplo della Bundesbank: forse la maggiore riserva aurifera al mondo. Difficile calcolare quanto oro da investimento detengano in totale, anche perché in aggiunta potrebbero fondere i gioielli.

L’importanza dell’oro come “porto sicuro” è emersa di recente in Turchia. Il paese è spesso soggetto a ondate di inflazione e svalutazione della moneta locale: a dicembre il tasso d’inflazione ufficiale era al 36%, e la lira turca si è deprezzata del 44% contro il dollaro lo scorso anno e del 74% negli ultimi cinque anni. Inutile dire che i risparmiatori turchi non si lasciano sedurre dagli interessi elevati, ma preferiscono puntare sull’oro come riserva di valore a lungo termine.

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