10.03.2023 -
Guerra, inflazione , energia e cambiamento climatico. L'elenco potrebbe continuare ancora. Questo intreccio di crisi, alcune delle quali si rafforzano a vicenda, rappresenta una sfida storica. Da oltre un anno (purtroppo) è cambiato poco da questo punto di vista. Ad ogni modo: nel complesso possiamo parlare quantomeno di una cauta stabilizzazione. Questo vale, da un lato, per i tassi d'inflazione che quantomeno non crescono più, e in questo momento in Germania sono di poco sopra i valori di settembre. Anche i rendimenti e quindi le quotazioni delle obbligazioni a lungo termine si stanno stabilizzando ai livelli di settembre. Dall'autunno anche i mercati azionari hanno messo a segno una ripresa. Qual è la situazione attuale sui mercati e quali sono le prospettive? Conversazione con Tobias Schafföner, gestore di portafoglio , e Thomas Lehr, responsabile della strategia per il mercato dei capitali.
Thomas Lehr: Anche se ultimamente sui mercati azionari vi è stata un po' di agitazione in più, rispetto all'autunno si sono calmati. Questo vale sia per il mercato azionario tedesco, sia per i mercati degli altri Paesi europei. In altre parole, proprio per le aree in cui erano state più intense le preoccupazioni la scorsa estate. Tobias, cosa ne pensi: i mercati stanno tirando un sospiro di sollievo perché abbiamo superato l'inverno molto meglio di quanto si temesse?
Tobias Schafföner: Ad oggi si può dire che l'Europa ha superato bene l'inverno dal punto di vista economico. Da una parte, naturalmente, dobbiamo semplicemente ringraziare le condizioni climatiche. È molto interessante osservare i prezzi del gas, che registrano una flessione notevole negli ultimi sei mesi: da agosto sono scesi infatti di oltre l'80% in Europa. Oggi i prezzi sono persino più bassi di quelli precedenti all'invasione russa in Ucraina.
Thomas Lehr: Uno sviluppo molto importante. Basti pensare agli scenari che fortunatamente abbiamo scongiurato, come il rischio di blackout o di interruzione della produzione. Anche se la guerra della Russia contro l'Ucraina prosegue e non se ne intravede la fine.
Tobias Schafföner: Quando parliamo dei miglioramenti rispetto all'autunno scorso, dobbiamo parlare anche della Cina. Xi Jinping ha fatto un vero e proprio dietrofront. Da una rigida politica di zero-covid è passato a una totale apertura del Paese, anche se al Congresso del partito di novembre non si è affrontato questo argomento.
Thomas Lehr: Su questo aspetto, non abbiamo una valutazione fondamentalmente differente del cosiddetto "fattore Cina" e quindi dei possibili investimenti in Cina. Il Paese è interessato da numerosi rischi politici, non solo per quanto riguarda le relazioni con la Russia o le tensioni con Taiwan.
Tobias Schafföner: Quando si investe in Cina, bisogna tener conto di un certo premio al rischio. Non si tratta semplicemente di politica mondiale, di Oriente contro Occidente, di una visione del mondo a blocchi. Un' azione arbitraria da parte di un autocrate presenta potenzialità di rischio enormemente elevate, anche pensando semplicemente ad aspetti come la certezza del diritto.
Thomas Lehr: Per contro osserviamo un effetto favorevole sull'economia mondiale dall'allentamento delle tensioni nelle catene di fornitura, che sgonfia uno dei fattori che alimentano l'inflazione.
Tobias Schafföner: Certamente. Ma per l'"inflazione globale" pesa molto più l'energia, vale a dire l'aumento dei prezzi di tutti i prodotti e servizi rilevanti per l'economia nazionale. Grazie al calo dei prezzi dell'energia a partire da marzo prevediamo un contributo all'inflazione significativamente negativo da parte di queste componenti dell'indice.
Thomas Lehr: Purtroppo, non basta però per abbassare la guardia. Esistonoanche molti fattori strutturali che hanno un effetto molto più lento e duraturo rispetto al costo di petrolio, gas ed elettricità, come si evince non solo dal recente andamento dei salari, ma anche, e ancor più chiaramente, dalle attuali richieste salariali...
Tobias Schafföner: ... ed è per questo che da tempo mettiamo in guardia dal nutrire aspettative esagerate che a breve si possano abbassare i tassi di interesse (di riferimento). Se l'inflazione core rimane ostinatamente alta, non ci si può aspettare che i tassi di interesse tornino a scendere molto rapidamente.
Thomas Lehr: Si trattacertamente di un contesto di mercato che può offrire varie opportunitàagli investitori.Restiamo per un momento sui tassi di interesse: i Bund tedeschi con una durata residua di un anno hanno oggi un rendimento del 3%. Solo sei mesi fa il tasso era ancora dello 0,5%.
Tobias Schafföner: Si tratta di rendimenti che non si vedevano da 15 anni. Per questo abbiamo anche incrementato le nostre posizioni sui Bund a breve scadenza.
Thomas Lehr: Gli investitori molto attenti alla sicurezza si stanno già chiedendo: perché non investire tutto in questi titoli di Stato? A cosa servono oggi le azioni?
Tobias Schafföner: Queste domande sono ovviamente giustificate, almeno a prima vista. Oggi le obbligazioni sono relativamente molto più interessanti rispetto agli anni scorsi. A fronte di un'inflazione che si mantiene elevata, riteniamo però che difficilmente i titoli di Stato "privi di rischio" saranno sufficienti a compensare la perdita di potere d'acquisto.
Tomas Lehr: Cerchiamo di fare un po' di chiarezza: l'attrattiva di un rendimento del 3% all'anno in un contesto in cui i prezzi aumentano di (almeno) il 5% non è diversa da quella di una "commissione sui depositi" di -0,5% quando l'inflazione è all'1,5%. In entrambi i casi si perde circa il 2% di potere d'acquisto. Molti appassionati dei tassi d'interesse guardano quindi agli Stati Uniti, dove la Banca centrale è qualche passo avanti. I titoli di Stato statunitensi a breve scadenza sono tornati a rendere il 5%.
Tobias Schafföner: È vero. Se però si vogliono utilizzare i titoli di Stato statunitensi come investimenti per ridurre il rischio in un portafoglio di investitori in euro, bisogna tenere presente il rischio di cambio. E per coprirsi dalle fluttuazioni del mercato dei cambi oggi si paga circa il 2%. A fronte di un rendimento obbligazionario sicuro del 5%, quello che rimane alla fine è lo stesso 3% che si ottiene con obbligazioni comparabili in euro. Purtroppo, nel mondo degli investimenti non esistono "pasti gratuiti", come disse una volta l'economista statunitense Milton Friedman.
Thomas Lehr: Saliamo con il livello di rischio. Le obbligazioni societarie offrono ovviamente rendimenti significativamente più elevati ...
Tobias Schafföner: ... ma, a seconda della qualità dell'emittente, anche il rischio si avvicina a quello delle azioni.
Thomas Lehr: Guardiamo allora all’azionario. Di recente sono arrivati dati positivi dalle imprese.
Tobias Schafföner: Sì, tutto sommato potremmo riassumere così l'ultima stagione delle trimestrali.
Thomas Lehr: Il fatto di aver assistito l'anno scorso a un generalizzato calo dei prezzi, nonostante l'aumento degli utili societari, significa che le valutazioni erano estremamente tirate.
Tobias Schafföner: Guardando a posteriori, non sorprende. Un attimo fa abbiamo parlato di alternative. I rendimenti che un investitore può ottenere dalle obbligazioni non sono irrilevanti per l'attrattività relativa delle azioni. Anche noi nelle ultime settimane e negli ultimi mesi abbiamo incrementato gradualmente le posizioni obbligazionarie, riducendo invece un po' quelle azionarie.
Thomas Lehr: Dal tuo esempio pratico si capisce beneche non dobbiamo interpretare come un crescente scetticismo il fatto che gli indici azionari sono un po' calati. Questo rende ancora più interessante guardare al futuro. Tu che prospettive hai? Oggi dovrebbero pesare meno sull'economia problemi come la scarsità di gas e la Cina. A proposito di economia, potremo tra poco parlare di scampato pericolo?
Tobias Schafföner: Aspetterei ancora un po'. Direi però che l'attenzione al rischio è cambiata. Permane ancora un rischio molto rilevante per l'economia reale: l'evoluzione dei tassi di interesse. Il fatto è che la politica monetaria produce i suoi effetti con un ritardo di svariati mesi prima che i tassi di interesse facciano sentire il loro effetto frenante sull'economia. Possiamo vederlo, ad esempio, nei mercati immobiliari, dove l'aumento dei costi di finanziamento influisce prima sulla domanda e quindi, prima o poi, anche sui prezzi. Il compito delle banche centrali è quello di alzare i tassi d'interesse in misura sufficiente a rallentare l'economia, per ridurre l'inflazione, senza però provocare una profonda recessione.
Thomas Lehr: Resta da chiedersi cosa possa significare questo per il mercato azionario. Continuiamo ad assistere a fluttuazioni delle quotazioni. Soprattutto dopo la pubblicazione di nuovi dati sull'inflazione, che influenzano le aspettative di politica monetaria degli operatori di mercato.
Tobias Schafföner: Se supponiamo che la svolta sul fronte dei tassi di interesse non avverrà rapidamente come alcuni auspicano, certamente vi saranno delle conseguenze. Il contesto di tassi d'interesse bassi a cui abbiamo assistito per molti anni, che ha favorito le quotazioni sul mercato azionario, è ormai un lontano ricordo. E per scendere potrebbe servire più tempo di quanto gli investitori troppo ottimisti hanno previsto di recente.
Thomas Lehr: Ma è anche vero che la gestione dei prezzi da parte delle banche centrali, durata molti anni, spiega solo in parte l'andamento dei prezzi. Oggi l'attenzione si sta spostando nuovamente sui profitti. Abbiamo visto che le "nostre" imprese sono riuscite ad incrementare i profitti anche in tempi di inflazione: questo è un criterio importante per la selezione dei titoli.
Tobias Schafföner: Questo è un aspetto molto importante. L'inflazione comporta sempre un'inflazione degli utili delle imprese, anche se purtroppo non possiamo fare previsioni a breve termine sulle quotazioni.
Thomas Lehr: Previsioni sulle quotazioni a breve termine certamente no. Ma nel lungo periodo i prezzi delle azioni seguono l'andamento degli utili. Per questo l'"inflazione degli utili delle imprese" è un fattore molto importante per le prospettive. E per aggiungere ancora una nota positiva sul versante obbligazionario: sono tornati gli interessi! In Europa non bastano ancora per battere l'inflazione. Ma sempre più spesso le obbligazioni rappresentano un'alternativa, quantomeno in termini di effetti di stabilizzazione e diversificazione del portafoglio.
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