15.09.2021 -
Un azionista non dovrebbe guardare solo i bilanci delle aziende in cui investe, ma controllare attentamente anche i loro consigli di amministrazione.
Scegliere le azioni giuste è un’ardua impresa. Nei nostri articoli l’abbiamo ribadito più volte. Da un lato, serve una conoscenza approfondita del modello di business di un’azienda per prevedere nel modo più preciso possibile il suo andamento a lungo termine e soppesare i rischi e le opportunità.
Dall’altro lato, però, è altrettanto importante conoscere il fattore “capitale umano”, cioè le persone che sono responsabili del buon andamento dell’azienda nel tempo. È importante che gli azionisti controllino attentamente l’operato dei consigli di amministrazione delle società in cui investono. Ma come farlo? A cosa bisogna prestare particolare attenzione?
Flossbach von Storch rientra attualmente fra i maggiori acquirenti di azioni in Europa, il che è un enorme vantaggio. Di regola, infatti, più grande è ad esempio un fondo, maggiori sono le partecipazioni nelle singole aziende e più facile è quindi per i gestori entrare in contatto con la dirigenza, facilitando la comunicazione. In sostanza, il dialogo è aperto e ogni opinione è tenuta in debito conto.
Noi collaboriamo regolarmente e a stretto giro con il top management di quasi tutte le realtà in cui investiamo. Sapere come agiscono i manager responsabili è fondamentale per poter valutare un investimento.
È il management a determinare la strategia (che si spera è) a lungo termine e a plasmare la cultura di un’impresa. Inoltre, deve reagire alle inversioni di tendenza e alle crisi nonché adeguare costantemente il proprio modello di business. Ecco perché riponiamo aspettative molto ambiziose sulle figure che rivestono questi ruoli.
L’amministratore delegato, ma anche tutti gli altri membri del consiglio, dovrebbero comportarsi come gli effettivi proprietari dell’azienda. Dovrebbero, anzi devono, avere una mentalità imprenditoriale. Integrità e senso di responsabilità verso i clienti, l’azienda e i suoi dipendenti, e non da ultimo verso gli azionisti in quanto proprietari, sono delle qualità imprescindibili. Serve lungimiranza di pensiero e azione . È da questo che dipende il successo di un’azienda nel tempo. In altre parole, il capitale umano determina fino a che punto una società è e opera in modo sostenibile.
La sostenibilità, riassunta nell’acronimo “ESG” – fattori ambientali, sociali e di (buona) governance aziendale – è giustamente uno dei grandi temi dei nostri tempi. A nostro avviso, la lettera più importante è l’ultima, la “G”. È dalla “G”, infatti, che dipendono anche la “E” e la “S”.
Una gestione aziendale efficiente e lungimirante sarà sempre attenta al proprio contesto sociale ed ecologico, per non mettere a repentaglio la propria redditività futura.
La G quindi non riguarda le sole questioni rilevanti per l’opinione pubblica, come problemi di corruzione o aspetti simili, ma va sempre interpretata in modo olistico come l’orientamento strategico a lungo termine di un’azienda. Il suo immutabile sistema di valori.
Per questo nutriamo un certo scetticismo nei confronti dei dirigenti che si limitano a percepire solamente il loro stipendio, che ragionano a brevissimo termine solo in base ai risultati trimestrali e che pensano soprattutto al loro “portafoglio” e successo personale. Dei manager che rispondono solo ai propri interessi e non a quelli dell'azienda.
È importante incentivare adeguatamente i membri dei consigli di amministrazione, premiando chi persegue un successo a lungo termine e sostenibile e non chi invece assume grossi rischi a spese dell’azienda per massimizzare il proprio profitto.
Siamo piuttosto scettici anche nei confronti di chi preferisce apparire in televisione piuttosto che all’assemblea generale della “propria” azienda. Di chi insegue la telecamera, dando più importanza alla prima pagina di una rivista in voga che alla riunione strategica interna, sperando così di accrescere il proprio valore di mercato. Di quelli che spingono con arroganza per acquisizioni costose, che nutrono il loro ego ma non fanno progredire l’azienda, anzi penalizzano l’impresa a lungo termine aumentando i debiti. Il mondo è pieno di monumenti alla megalomania ormai in rovina.
Migliore è la comunicazione con il management di un’azienda, più preciso è il quadro delle parti coinvolte: cosa le guida, quali sono i loro punti di forza e le debolezze? Il risultato è una più accurata analisi del profilo di rischio/rendimento dalla prospettiva degli investitori.
Il caso Wirecard è la riprova di quanto siano importanti la corporate governance e l’integrità nella valutazione di un’azienda, e di quanto sia difficile elaborare un giudizio preciso delle figure coinvolte. Molti investitori l’hanno imparato a proprie spese.
La frode deliberata e i tentativi di occultarla non vengono sempre individuati, almeno non a prima vista, e spesso nemmeno a una seconda o terza occhiata. Lungi da noi quindi giudicare cosa avrebbe potuto essere scoperto (o anche solo sospettato) o meno nel caso Wirecard. Peccheremmo di presunzione nell’affermare che siamo immuni a situazioni simili.
Vero è che una conoscenza approfondita delle aziende e dei loro responsabili aiuta quanto meno a limitare i rischi. Purtroppo non ci sono garanzie.
Quando all’epoca avevamo esaminato il modello di business di Wirecard, avevamo deciso di non investire nell’azienda perché non riuscivamo a concepire il presunto successo di alcuni ambiti di attività o semplicemente non li capivamo. Col senno di poi, si è rivelata la scelta giusta.
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