06.12.2022 -
L’inflazione elevata, in particolare, dovrebbe consentire alle aziende di registrare una crescita record nel 2022 e di incrementare gli utili. Contesto e prospettive.
Il 2022 può essere considerato un anno di inflazione da record, di guerra e di crisi energetica. Ma per quanto il contesto sia negativo, il 2022 passerà probabilmente alla storia anche come un anno di crescita da record degli utili societari.
Come quasi ogni anno, gli analisti hanno elaborato stime sugli utili per l’intero esercizio nella fascia alta a una cifra. E fin qui nulla di nuovo. In genere, però, nella seconda metà dell’anno, l’ottimismo – soprattutto per quanto riguarda gli utili delle aziende europee – cede il posto a una certa disillusione.
Ma non quest’anno. Le stime, infatti, hanno continuato a salire. Con undici mesi su dodici ormai trascorsi, si sta delineando un quadro chiaro: gli utili delle società incluse nell’indice azionario globale MSCI World sembrano destinati ad aumentare del 10% invece che del 7% previsto ad inizio anno. E quelli delle aziende europee saliranno probabilmente di oltre il 20% per l’intero 2022 (si veda grafico).
Com’è possibile, visto il “cocktail di crisi” che stiamo affrontando? Sono sostanzialmente due i fattori che hanno avuto un impatto significativo sull’andamento degli utili quest’anno: i movimenti valutari e il notevole rincaro dei prezzi. A livello regionale, un dollaro US forte ha esercitato ripercussioni molto diverse. Se da un lato ha rappresentato un forte ostacolo per le imprese americane, dall’altro lato ha favorito le aziende di quasi tutte le altre aree valutarie. Questo spiega i tassi di crescita molto più elevati nella zona euro, nel Regno Unito e in Giappone rispetto all’inizio dell’anno. Ad aiutare le aziende pressoché in tutto il mondo è stata anche un’inflazione elevata. Dopo tutto, un’impennata dei prezzi al consumo altro non è che il riflesso di un aumento dei prezzi nella media delle aziende. Negli Stati Uniti, i due effetti si sono neutralizzati a vicenda.
Il grafico seguente mostra quant’è stato incisivo l’impatto di un incremento dei prezzi quest’anno, riportando i tassi di crescita organica di 27 aziende del settore dei “beni di consumo non ciclici”. L’analisi non riguarda tanto il settore in sé. Le aziende in questo settore però riflettono esplicitamente l’andamento dei prezzi e dei volumi, facilitando il raffronto e rendendo particolarmente chiaro l’effetto del caro prezzi.
Le tre barre a destra mostrano l’andamento dei primi tre trimestri di quest’anno. Da un lato, si può notare lo sviluppo contenuto dei volumi, che di recente sono addirittura leggermente diminuiti su base annua. Dall’altro lato, è evidente che l’aumento dei prezzi ha rappresentato una vera e propria “spinta” per il fatturato. La stagnazione o il calo dei volumi sono stati più che compensati.
Traslato nell’economia nazionale, il grafico mostra quindi anche quanto sia importante distinguere tra crescita reale e nominale. Per quanto riguarda l’andamento del prodotto interno lordo (PIL), stiamo assistendo a un effetto simile in quasi tutti i paesi e le regioni, come mostra il grafico seguente.
Mentre la “barra gialla”, ovvero la crescita reale, aumenta a malapena o addirittura si riduce in alcuni casi, la “barra blu”, ovvero il PIL nominale, evidenzia un forte rialzo. Più in dettaglio, in Germania ad esempio il PIL reale è cresciuto solo dell’1% circa nel terzo trimestre, a fronte di quasi un +6% in termini nominali. Sono dati da tenere presenti nel valutare i rischi di recessione, cioè di una crescita reale negativa.
In ogni caso, anche chi si aspetta una recessione degli utili il prossimo anno – ovvero ipotizza che il calo della crescita reale non possa più essere compensato dal rincaro dei prezzi – dovrebbe andarci cauto nel ricavarne una previsione di borsa. In fondo, questa aspettativa implica che le banche centrali riusciranno a combattere l’inflazione.
Ma la reazione del mercato azionario a una tale eventualità è tutt’altro che scontata. Il calo dei tassi d’inflazione, e quindi la prospettiva di una riduzione dei tassi d’interesse, sosterrà le valutazioni oppure la contrazione degli utili deprimerà il morale? Per lo meno quest’anno, il già citato (e alquanto apprezzabile) andamento degli utili è evidentemente passato in secondo piano per gli investitori.
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