04.10.2023 - Prof. Dr. Thomas Mayer

Inflazione: gli USA sono un passo avanti


Inflazione: gli USA sono un passo avanti

I mercati finanziari si sono abituati a vedere tassi di inflazione e di interesse più elevati negli Stati Uniti rispetto all'Europa, ma probabilmente questa abitudine cambierà.

Perché? il tasso d'inflazione non solo in questo momento è più basso negli Stati Uniti che nell'area dell'euro, ma probabilmente lo sarà anche in futuro. A questo si accompagnerà probabilmente a una riduzione o addirittura a un'inversione del differenziale di rendimento sul mercato obbligazionario, e l'euro potrebbe continuare a scivolare rispetto al dollaro USA.

Dall'inizio del secolo al 2019 l'inflazione dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è stata in media del 2,2%. Nell'area dell'euro e in Germania è stata significativamente più bassa, rispettivamente all'1,7% e 1,5%. Rispetto al picco del 2022, nell'agosto di quest'anno l'inflazione negli Stati Uniti è scesa al 3,7%, per contro, nell'area dell'euro è ancora al 5,2% e in Germania al 6,2%. Anche l'inflazione "core", che non comprende i prezzi di alimentari ed energia, è oggi più bassa negli Stati Uniti.

Tre motivi alla base del calo dell'inflazione negli Stati Uniti

Ci sono tre ragioni per pensare che il tasso di inflazione sull'altra sponda dell'Atlantico sarà più basso anche in futuro. In primo luogo, la Federal Reserve (Fed) statunitense ha aumentato i tassi d'interesse con maggiore vigore rispetto alla Banca centrale europea (BCE) per contrastare l'inflazione. A settembre, il tasso di interesse di riferimento negli Stati Uniti era di 1,8 punti percentuali superiore all'inflazione. Nell'area dell'euro era invece inferiore di 1,2 punti percentuali.

Nella sua ultima riunione, il Consiglio direttivo della BCE ha alzato ancora una volta i tassi di riferimento, segnalando però ai mercati che probabilmente è stato raggiunto il picco dei tassi. Al contrario, di recente l'Open Market Committee della Fed ha lasciato invariati i tassi d'interesse, lasciando anche aperta la possibilità di ulteriori rialzi.

In secondo luogo, finora la Federal Reserve ha ridotto di circa il dodici per cento i titoli obbligazionari in portafoglio acquistati per creare moneta. La Banca centrale europea, invece, ha ridotto le proprie disponibilità solo del sei per cento.

È probabile che anche in futuro la BCE tenga un ritmo di riduzione del portafoglio obbligazionario più lento rispetto all'omologa statunitense. Nell'ambito del programma da 1.700 miliardi di euro varato nel contesto della pandemia, sostituirà i titoli in scadenza con nuovi acquisti fino alla fine del 2024, per mantenere bassi i tassi di interesse per gli Stati altamente indebitati della zona euro.

In terzo luogo, è probabile che l'inflazione strutturale nell'area dell'euro rimanga più elevata rispetto agli Stati Uniti a causa delle costose importazioni di materie prime, dell'aumento dei prezzi delle quote di CO2 e degli aumenti salariali indotti dalla carenza di manodopera.

Quali sono le conseguenze?

In passato, a una maggiore inflazione negli Stati Uniti erano associati tassi di interesse più elevati. Ad esempio, in media dal 2000 al 2019 i titoli di Stato decennali statunitensi, hanno avuto un rendimento del 3,4% annuo, a fronte di un rendimento del corrispondente Bund tedesco di solo il 2,6%.

Oggi il rendimento dell' obbligazione statunitense è al 4,6%, quello del Bund tedesco al 2,8%. Non appena il mercato si adeguerà a un'inversione del differenziale d'inflazione, il rendimento del titolo tedesco dovrebbe quindi raggiungere quello statunitense, o superarlo.

Questa evoluzione non sarà gradita ai politici dell'area dell'euro. Aumenterà quindi la pressione sulla BCE affinché mantenga bassi i tassi di interesse. Se quest'ultima cederà, come suggerisce l'esperienza pregressa, la combinazione di un'inflazione più elevata e di tassi di interesse bassi determinerà un deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro USA.

Rispetto al suo ultimo minimo storico nel settembre 2022, l'euro ha guadagnato il 10% rispetto al dollaro USA, ma ha perso il 31% dal suo massimo storico nel marzo 2008.

È probabile che questa tendenza al ribasso prosegua se i mercati sconteranno un differenziale d'inflazione positivo tra l'area dell'euro e gli Stati Uniti e i politici degli Stati dell'euro altamente indebitati impediranno alla BCE di condurre una lotta efficace contro l'inflazione.

Questo commento è apparso su Welt am Sonntag del 01/10/2023.

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