03.11.2020 -
Lo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19 prosegue rapidamente. La pazienza, però, è d’obbligo. È probabile che ci vorrà molto tempo prima che la vita (e l’economia) torni alla normalità.
Forse ricorderete il nostro “ABC dell’economia ai tempi del coronavirus”, quando avevamo utilizzato alcune lettere dell’alfabeto per rappresentare visivamente le aspettative sull’andamento della curva congiunturale come riflesso della ripresa economica. La lettera “V” delineava una ripresa rapida, la “U” una ripresa lenta, la “W” un susseguirsi di alti e bassi, la “L” una recessione duratura e la “J” un nuovo boom.
Allora avevamo sottolineato come l’andamento del prodotto interno lordo non rispecchi adeguatamente le diverse dinamiche dei singoli settori economici. Infatti, mentre alcuni probabilmente finiranno per uscire sconfitti dalla crisi del coronavirus nonostante una ripresa a breve termine, altri sono già riusciti a recuperare e superare i loro livelli pre-crisi.
Queste realtà potrebbero addirittura beneficiare nel lungo periodo di un cambiamento delle abitudini di consumo e di investimento. Questa divergenza è ben rappresentata dalla lettera “K”, che non si riferisce allo sviluppo economico in generale, ma più al crescente divario tra vincitori e vinti della pandemia.
Se, quando e fino a che punto questo divario potrà essere colmato dipende da quando la gente riuscirà e sarà disposta a vivere come faceva prima della pandemia. È difficile però immaginare un ritorno al mondo di ieri perché sono cambiate troppe cose nel frattempo. La diffusione dello smartworking e le implicazioni relative alla necessità di uno spazio a uso ufficio, il trionfo dello shopping online o dei pagamenti cashless sono solo alcuni degli esempi più lampanti.
Poiché il virus non scomparirà da solo, è necessario almeno un vaccino efficace, che non solo andrà prodotto in quantità sufficiente, ma anche somministrato alla maggior parte della popolazione. Attualmente, decine di aziende stanno conducendo ricerche su vaccini che si trovano in diverse fasi di sperimentazione clinica. Difficile prevedere in modo affidabile chi ci arriverà per prima (potrebbe essere anche più di un’azienda). Certo è che la probabilità di avere a disposizione nel prossimo futuro una profilassi vaccinale efficace è sempre più alta.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono attualmente (al 19 ottobre 2020) 44 i vaccini candidati a livello mondiale oggetto di studi clinici di fase I, II o III. A questi se ne aggiungono altri 154 in fase di sviluppo preclinico. Particolarmente promettenti sono al momento dieci potenziali vaccini, già passati agli studi finali di fase III. Completare con successo questo terzo stadio di sperimentazione clinica è il presupposto per presentare il nuovo farmaco alle autorità competenti e ottenere la necessaria licenza.
Ad ogni modo, anche se nei prossimi mesi dovesse esserci un vaccino efficace, questo andrebbe prodotto in quantità sufficiente e somministrato a gran parte della popolazione, il che implica anche notevoli ostacoli logistici, che vanno ben oltre la somministrazione da parte dei medici locali. Per essere conservati e trasportati, infatti, alcuni dei vaccini nella fase più avanzata di sviluppo richiedono una refrigerazione a temperature che vanno da -20 a -80 °C: un raffreddamento estremo necessario proprio perché non esistono ancora dati validi sulla stabilità del farmaco.
Inizialmente sarà piuttosto impossibile vaccinare bambini e adolescenti, visto che i test effettuati finora hanno coinvolto solo pazienti adulti. Sebbene i bambini di per sé siano molto meno inclini a contrarre il virus, senza profilassi rimarrebbero comunque un rischio e una potenziale fonte di contagio per gli anziani non vaccinati. E anche i no-vax cronici potrebbero ritardare l’immunizzazione della popolazione.
È quindi improbabile che una parte sufficiente della popolazione venga vaccinata e che si possa tornare alla “normalità” già l’anno prossimo – una considerazione, questa, condivisa anche dai membri della Commissione permanente per le vaccinazioni dell’Istituto tedesco Robert Koch. Secondo Ugur Sahin, Capo dell’azienda biotecnologica di Magonza Biontech, è addirittura possibile che il virus continui a circolare per altri dieci anni, prima che tutti ne siano immuni.
Nel frattempo, farmaci efficaci potrebbero alleviare le conseguenze delle infezioni gravi, come nel caso del Remdesivir o del Desametasone, attualmente somministrati ai pazienti maggiormente compromessi. Più promettenti sono le terapie con gli anticorpi monoclonali, già utilizzabili nei casi lievi per prevenire la progressione della malattia. Dato che probabilmente ci vorrà molto tempo prima che il mondo sviluppi l’immunità al Covid-19, opzioni terapeutiche efficaci potrebbero contribuire a ripristinare una certa normalità nella vita sociale ed economica anche prima di ottenere una vaccinazione efficace.
La pandemia – e con essa i suoi effetti negativi – sembra destinata ad accompagnarci ancora per molto tempo. Servono dunque pazienza e prudenza, non solo sul piano sanitario, ma anche per le decisioni aziendali e la pianificazione finanziaria personale.
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