16.08.2022 -
Nel tentativo di contrastare l’inflazione, la BCE ha alzato (un po’) i tassi di riferimento. Al contempo, i rendimenti obbligazionari crollano. Proviamo a capire perché.
In questi giorni, chiunque legga sui giornali dello “storico rialzo dei tassi d’interesse da parte della BCE” resterà certamente sorpreso per l’andamento dei rendimenti sul mercato obbligazionario. Infatti, sebbene ieri la Banca Centrale Europea (BCE) abbia aumentato i suoi tre tassi di riferimento di 0,5 punti percentuali ciascuno, sul mercato si sta delineando un quadro parallelo che assomiglia molto una “svolta dei tassi, ma al ribasso”.
I rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni erano saliti a circa l’1,9% a metà giugno, ma da allora non hanno fatto che calare – e con la decisione di giovedì a Francoforte la discesa si prospetta a picco. Nel frattempo, il rendimento si è quasi dimezzato.
Per trovare un calo altrettanto cospicuo dei rendimenti, bisogna tornare indietro alle settimane del lockdown globale dettato dal coronavirus (febbraio/marzo 2020), e anzi, con 75 punti base il ribasso di allora è addirittura meno grave di quello attuale. Già finita quindi la speranza (o la preoccupazione) per l’aumento dei tassi d’interesse?
Una cosa è chiara: il recente aumento dei tassi d’interesse non può che essere un primo passo. Con tassi di riferimento intorno allo zero per cento, infatti, è difficile contrastare un’inflazione che nell’Eurozona è schizzata ultimamente all’8% circa – senza menzionare i casi anomali come l’Estonia, dove ha superato il 21%!
Al contempo, però, è altrettanto chiaro che il margine di manovra della BCE è piuttosto limitato. Proprio ieri, insieme al primo intervento sui tassi d’interesse, la banca centrale ha dovuto adottare uno strumento denominato in breve “TPI” (acronimo di “Transmission Protection Instrument”), che consente acquisti mirati e illimitati di obbligazioni di singoli paesi. Detto in modo un po’ cinico: la BCE sta aumentando i tassi d’interesse, ma allo stesso tempo teme che possano aumentare davvero.
Certo, lo strumento andrà utilizzato solo per contrastare “ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettono seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutta l’area dell’euro”. Ma la Presidente della BCE Christine Lagarde non ha chiarito quando vada considerato “ingiustificato” il rendimento di uno Stato come l’Italia, che passa da una crisi di governo all’altra e ha un rapporto debito/PIL doppio rispetto alla Germania. Con il suo nuovo programma, la BCE conta probabilmente di togliersi dall’imbarazzo di dover rispondere davvero a questa domanda.
Inoltre, la presidente della BCE ha ribadito più volte in una conferenza stampa che le prospettive economiche per l’Eurozona si sono fatte di recente molto più cupe. E attenzione: non c’era ancora stato il primo rialzo dei tassi. Oltre alla guerra in Ucraina e ai ben noti problemi con le catene di fornitura e logistica, anche l’aumento dei prezzi sta esercitando tutto il suo impatto.
Mentre alcuni temono che l’inflazione possa in un certo senso auto-alimentarsi (parola chiave: spirale salari-prezzi), sono sempre di più quelli convinti che, al contrario, si stia praticamente auto-soffocando. In effetti, l’aumento dei prezzi può frenare la propensione all’acquisto, soprattutto se all’origine non c’è un’economia che sta andando a gonfie vele.
Ma non è solo il carovita ad avere una certa riflessività. Anche l’aumento dei tassi d’interesse frena la crescita economica – e in effetti è proprio questo l’intento. Se oggi i rendimenti dei titoli di Stato americani a due anni si aggirano intorno al 3%, significa che gli operatori si aspettano ulteriori rialzi dei tassi di riferimento statunitensi. D'altro canto, se al contempo i Treasury a 10 anni rendono solo il 2,8%, l’idea di fondo è che gli interventi sui tassi sortiranno prima o poi l’effetto desiderato.
E poiché i rialzi dei tassi d’interesse in tutto il mondo si ripercuotono anche nell’Eurozona, è possibile che la stessa BCE non debba nemmeno sfruttare il ristretto margine di manovra di cui dispone. Infatti, basterebbe solo che un numero sufficiente di altre banche centrali combattano in modo (più) risoluto l’aumento dei prezzi.
In ogni caso, il tentativo della BCE di aumentare i tassi d’interesse ha qualche limite. Con la mossa di giovedì, la Banca Centrale Europea non detterà nuovi standard, ma si limiterà seguire una dinamica in corso già da tempo sui mercati.
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