08.09.2022 -
Guerra, inflazione , pandemia: gli investitori sono turbati da numerose crisi. Un’intervista allo Strategist per i mercati dei capitali Thomas Lehr sulla situazione dei mercati e sul perché molte previsioni sono poco utili per le decisioni d’investimento.
Signor Lehr, ultimamente i prezzi azionari sono calati. È possibile che le borse scivolino ancora più in basso?
Possibile sì, ma non molto probabile. Ogni crisi non solo può auto-alimentarsi, ma può anche essere inaspettatamente aggravata da nuovi sviluppi. Questo fenomeno è vecchio come le borse stesse, ma sorprende sempre.
Può farci un esempio?
Prendiamo il crash di febbraio e marzo 2020, che per gravità ha superato persino il crollo dei prezzi successivo al fallimento di Lehman. Se nel dicembre 2019 aveste chiesto a qualcuno se immaginava da lì a qualche mese un collasso dei prezzi in stile Lehman, probabilmente avrebbe strabuzzato gli occhi e vi avrebbe domandato: “Perché mai?” Eppure tre mesi dopo, i prezzi erano scesi del 40%. In altre parole, cali così massicci sono rari, ma non si possono mai escludere del tutto. Ecco perché la domanda da porsi nella costruzione di un portafoglio non dovrebbe tanto essere “Cosa succederà?”, ma piuttosto “Cosa può succedere?”.
Cosa significa tutto questo per chi vuole investire nel mercato azionario?
Per chi entra nel mercato, è sempre un bene se gli operatori discutono dei possibili rischi. Naturalmente in quel caso il clima è più incerto e i prezzi tendono a fluttuare di più rispetto ai periodi meno incerti. Ma per lo stesso motivo anche il livello dei prezzi è inferiore. Cosa avreste risposto un anno fa se vi avessero chiesto: dovrei investire in azioni ora o è meglio aspettare?
Quando si tratta di indovinare le tempistiche del mercato, siamo sempre un po’ restii a rispondere.
Ed è giusto così. Se non avessimo saputo cosa è accaduto negli ultimi dodici mesi, forse in passato sarebbe stato più facile entrare nel mercato in altri momenti – a prezzi più elevati. Mi sembra di capire che la gente tende a considerare lo scenario attuale più incerto rispetto, ad esempio, a uno, due o cinque anni fa. Ma la percezione (e l’interpretazione) degli eventi attuali è spesso ingannevole. Anche in passato il futuro non era facile da prevedere. Pensate al periodo precedente l’arrivo del Covid, l’inflazione alle stelle e lo scoppio della guerra: vi sareste mai immaginati tutto questo quando avete deciso di investire nel mercato azionario uno, due o cinque anni fa?
Direi proprio di no. Eppure in questo stesso periodo i prezzi sono aumentati.
I rischi ci sono sempre stati. Forse non se ne discuteva così tanto in borsa come oggi, ma c’erano.
Cosa potrebbe turbare gli investitori in futuro?
Difficile dirlo, e senza dubbio è sempre una questione di percezione personale. Probabilmente è lo stesso cocktail di crisi che li sta destabilizzando oggi. La maggior parte di noi vorrebbe che le cose fossero “unidimensionali” – un solo tema, un solo problema, una sola crisi. A quel punto si potrebbe speculare su cosa potrebbe accadere attorno a quel singolo argomento. E quasi sempre, dopo un po’, si scoprirebbe che il mondo continua a girare e che le aziende sanno trovare le risposte alle domande che tolgono il sonno agli investitori.
E oggi?
Oggi è diverso. Le questioni sono tante. L’impressione è che le crisi stiano sfuggendo di mano. E purtroppo spesso per risolvere un problema bisogna prima superarne un altro. Prendiamo ad esempio i temi dell’inflazione e della recessione. C’è un eccesso di domanda globale, a fronte di un’offerta troppo scarsa di alcuni prodotti. Per contenere l’inflazione che ne deriva, bisognerebbe deprimere la domanda. Quindi non si può sperare che la domanda rimanga stabile, che non ci sia una recessione e che l’inflazione scompaia (da sola).
Cosa significa per i mercati?
Dipende. Cosa significa una tale recessione per i mercati azionari? I prezzi scendono perché le prospettive sugli utili aziendali peggiorano? Oppure i mercati non vedono l’ora che il rischio di inflazione sia scongiurato e con esso anche quello di un ulteriore incremento dei tassi d’interesse? Purtroppo non siamo in grado di rispondere a queste domande. Nessuno può farlo. Una cosa però è certa: in periodi di forte inflazione, con la liquidità si perde denaro in termini reali e se oltre all’inflazione elevata aumentano anche i tassi d’interesse, chi ha investito in obbligazioni perde denaro sia in termini reali che nominali. Ecco perché da molti anni analizziamo con attenzione le opportunità e i rischi delle società in cui investiamo.
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